Nikki Haley, ex ambasciatrice degli Stati Uniti all'ONU e una voce influente nel partito repubblicano, è di nuovo al centro delle polemiche. Questa volta, però, non si tratta di una dichiarazione politica, ma di una foto. Una foto che mostra Haley mentre firma un missile israeliano. Il messaggio lasciato ha indignato molti: 'Finiteli L'America ama Israele, sempre'. L’immagine, diffusa sui social dal parlamentare israeliano Danny Danon, ha suscitato forti reazioni proprio mentre i razzi delle Forze di Difesa Israeliane (IDF) colpivano Rafah, nella Striscia di Gaza.
La visita di Nikki Haley in Israele aveva già attirato l’attenzione dei media internazionali. Nell’agenda della ex ambasciatrice spiccavano momenti di alto simbolismo: dai tour nei kibbutzim e nei centri colpiti dal massacro del 7 ottobre, fino alla visita al confine settentrionale con il Libano. Ma è stata la sua fermata presso gli insediamenti israeliani in Cisgiordania a sollevare ulteriori polemiche. Tali insediamenti, come noto, non sono riconosciuti né dal diritto internazionale né dagli Stati Uniti.
La firma del missile è avvenuta mentre a Gaza il conflitto si intensificava. Le operazioni militari delle IDF nell’area di Rafah hanno già causato numerose vittime. In due distinti episodi, si contano almeno 45 e 21 morti. La situazione umanitaria nella Striscia di Gaza si fa sempre più drammatica, con carenze di beni di prima necessità e strutture sanitarie al collasso.
Haley non ha mancato di criticare l'amministrazione Biden, accusandola di non sostenere adeguatamente Israele. In particolare, ha attaccato la decisione di sospendere alcune forniture di armi a seguito dell'invasione di Rafah. Le parole di Haley hanno ricevuto attenzione anche perché hanno segnato una netta differenza rispetto alla sua iniziale riluttanza a sostenere Donald Trump e alla sua attuale decisione di appoggiare la sua candidatura per un nuovo mandato presidenziale.
Durante la sua visita, Haley ha ribadito il suo sostegno incondizionato a Israele. Le sue dichiarazioni hanno incluso attacchi serrati contro la Corte Penale Internazionale e la Corte Internazionale di Giustizia, accusate di mantenere posizioni pregiudiziali nei confronti d’Israele. Haley ha anche sottolineato la necessità di un cambiamento politico negli Stati Uniti, dove a suo avviso l'attuale amministrazione non sta facendo abbastanza per sostenere uno dei principali alleati del paese in Medioriente.
Il gesto di Haley ha suscitato reazioni contrastanti. Molti sostenitori di Israele hanno applaudito il suo coraggio e la sua schiettezza, lodando la sua dedizione alla causa israeliana. Tuttavia, le critiche non sono mancate, in particolare da parte delle organizzazioni umanitarie e dei paesi che guardano con preoccupazione all'escalation del conflitto in Gaza. La firma di un missile, in un contesto così drammatico, è stata vista come una provocazione e un’inutile esacerbazione delle tensioni.
Questa vicenda ha riportato Nikki Haley sotto i riflettori della politica internazionale. La sua decisione di sostenere Trump, dopo le iniziali riserve, aggiunge ulteriore pepe al suo ritorno sulla scena politica. Resta da vedere come questo episodio influenzerà il suo futuro politico e le dinamiche interne del partito repubblicano, già di per sé complesse.
In risposta alle critiche di Haley, la campagna di Biden ha organizzato un incontro virtuale con i sostenitori dell’ex ambasciatrice. L'obiettivo è stato quello di mantenere il supporto di coloro che inizialmente avevano sostenuto Haley e che potrebbero ora sentirsi disorientati dalla sua scelta di appoggiare Trump. L’incontro ha rappresentato anche un tentativo di rafforzare la posizione del presidente in carica su temi di politica estera, dimostrando un impegno costante verso una gestione equilibrata e diplomatica delle relazioni internazionali.
In un contesto di così alte tensioni, ogni gesto e ogni parola vengono esaminati al microscopio, e il viaggio di Nikki Haley in Israele non fa eccezione. Mentre il conflitto in Gaza continua a mietere vittime, la politica internazionale rimane un campo minato di diplomazia e contrapposizioni, dove ogni azione può avere ripercussioni significative e durature.