Le urne si sono chiuse domenica 23 novembre 2025 alle 23:00 in Puglia con un’affluenza del 42,24%, il dato più basso degli ultimi quindici anni. Un crollo di 14,19 punti rispetto al 56,43% del 2020, nonostante il corpo elettorale fosse cresciuto di oltre 357mila persone. La disaffezione non ha risparmiato nemmeno i grandi centri: a Bari, dove il sindaco uscente Antonio Decaro era favorito, l’affluenza alle 19:00 era ferma al 22,1%, ben 4 punti sotto il 2020. Eppure, Decaro — Antonio Decaro, sindaco di Bari dal 2014 — aveva fatto appello a ogni incontro pubblico, a ogni social, a ogni intervista: "Votate, è la vostra città che si gioca il futuro". Ma nessuno ha ascoltato. Come se l’idea di votare fosse diventata un gesto superato, un rito che non ha più senso.
Il crollo che nessuno voleva vedere
Alle 19:00, quando ancora si poteva sperare in un recupero, l’affluenza in Puglia era al 23,77%. Cinque anni prima, allo stesso orario, era al 27,6%. Un calo di 3,8 punti in una sola ora. A Foggia, il dato finale è stato identico alla media regionale: 42,24%. A Vieste, località turistica del Gargano, solo il 38,69% degli elettori ha messo piede in seggio. In un paese dove si vota da sempre con orgoglio, dove le elezioni erano un momento di comunità, oggi si respira un’atmosfera di indifferenza. "È come se la politica non parlasse più a nessuno", ha commentato un elettore di Lecce, uscendo dal seggio senza dire altro.
Chi ha vinto? E chi ha perso davvero
Nonostante l’affluenza, il risultato è stato schiacciante: secondo gli exit poll del consorzio Opinio per la Rai, Antonio Decaro si conferma con il 64-68% dei voti, contro il 30-34% di Luigi Lobuono, candidato del centrodestra. Ada Donno e Sabino Mangano, le altre due liste, hanno raccolto insieme meno del 3%. Ma questo non è un trionfo: è un’elezione vinta senza elettori. Nel 2020, Michele Emiliano vinse con il 46,78% e un’affluenza del 56,43%. Oggi, Decaro vince con il doppio dei voti, ma con meno di metà degli elettori che si sono mossi. La vittoria è tecnica. La legittimità? Incerta.
Un fenomeno nazionale, non solo pugliese
La Puglia non è un caso isolato. Nella stessa giornata, la Campania ha registrato un’affluenza del 25,87% alle 19:00, il Veneto del 29,32%. In entrambi i casi, cali rispetto al 2020. Eppure, in Veneto, il governatore uscente Luca Zaia — al potere da 15 anni — era quasi certo di vincere. In Campania, la sfida era più serrata. Ma nessuno ha mobilitato. "Non è un problema di candidati", ha detto il politologo Marco Rizzo all’ANSA. "È un problema di fiducia. La gente non crede più che il voto cambi qualcosa. E non è colpa loro. È colpa di chi ha smesso di ascoltare".
Perché il voto disgiunto non ha salvato nulla
Il sistema elettorale pugliese prevedeva voto disgiunto, due preferenze di genere diverso, possibilità di scegliere solo il presidente. Era un sistema pensato per dare potere all’elettore. Invece, ha reso tutto più confuso. Molti hanno lasciato la scheda bianca, altri hanno votato solo il presidente senza capire che la lista collegata avrebbe governato. "Non sapevo cosa significasse ‘voto disgiunto’", ha ammesso una donna di 68 anni a Taranto, dopo aver lasciato la cabina. "Ho messo il nome di Decaro e basta. Non ho capito il resto".
Il futuro della democrazia locale
La proclamazione di Antonio Decaro come nuovo presidente della Regione Puglia è avvenuta nella notte tra il 23 e il 24 novembre. Ma la vera sfida inizia ora. Come si governa una regione con meno di un elettore su due che ha partecipato? Come si riconquista la fiducia di chi ha deciso di non votare? Le istituzioni non hanno risposte. Solo silenzi. E la paura che, tra cinque anni, l’affluenza possa scendere sotto il 35%.
Le province e i dati che non si dimenticano
- Bari: 41,8% di affluenza (2020: 57,1%)
- Lecce: 40,9% (2020: 55,3%)
- Brindisi: 43,1% (2020: 58,2%)
- Foggia: 42,24% (2020: 56,8%)
- Barletta-Andria-Trani: 42,5% (2020: 55,9%)
Non c’è provincia che abbia resistito. Nemmeno quelle dove la politica era più radicata. Nemmeno quelle con le liste più attive sui social. La disaffezione è totale. E non ha età: i giovani hanno votato meno degli anziani. E i pensionati, che un tempo erano la spina dorsale del voto, ora si sentono invisibili.
Frequently Asked Questions
Perché l’affluenza è calata così tanto in Puglia?
L’affluenza è crollata per una combinazione di fattori: sfiducia nella classe politica, mancanza di proposte concrete, e la sensazione che il voto non cambi nulla. Anche se il corpo elettorale è cresciuto, molti elettori — soprattutto giovani e under 40 — hanno scelto di non partecipare, considerando le elezioni regionali poco rilevanti rispetto ai problemi quotidiani come lavoro, sanità e costi della vita.
Come ha reagito Antonio Decaro al risultato dell’affluenza?
Decaro ha ringraziato gli elettori che hanno votato, ma non ha commentato il calo. I suoi collaboratori hanno evitato dichiarazioni ufficiali, temendo che il dato potesse minare la legittimità del suo mandato. Fonti interne dicono che il nuovo presidente ha chiesto un’analisi approfondita sulla disaffezione, ma finora non è stato reso pubblico alcun piano di riconquista del consenso.
Cosa ha fatto il centrodestra per cercare di aumentare l’affluenza?
Il centrodestra ha puntato su slogan anti-immigrazione e critiche al governo nazionale, ma senza proposte locali credibili. Luigi Lobuono ha fatto pochi comizi, e i suoi candidati in provincia non hanno costruito reti di quartiere. Risultato: ha perso anche tra i suoi tradizionali elettori. Molti elettori di destra hanno deciso di non votare, convinti che la vittoria di Decaro fosse scontata.
È la prima volta che l’affluenza scende sotto il 45% in Puglia?
No. L’ultima volta fu nel 2005, quando l’affluenza fu del 44,1%. Ma allora il contesto era diverso: c’era un’alta instabilità politica e le liste erano frammentate. Oggi, invece, l’affluenza è bassa nonostante una competizione chiara e un candidato forte come Decaro. Questo rende il fenomeno ancora più preoccupante: non è la confusione, ma l’indifferenza a uccidere il voto.
Quali conseguenze ha questo calo per la governance regionale?
Con meno del 43% degli elettori che ha votato, il nuovo consiglio regionale avrà una legittimità debole. Le decisioni su infrastrutture, sanità e scuola potrebbero essere messe in discussione da chi non ha partecipato. Inoltre, il governo regionale potrebbe essere costretto a ricorrere a decreti o procedure straordinarie, rischiando di alimentare ulteriore sfiducia.
Cosa dicono gli esperti sulla democrazia italiana?
Secondo l’Istituto Cattaneo, l’Italia ha perso 15 punti di affluenza nelle elezioni regionali dal 2010 al 2025. "La democrazia non muore con i colpi di stato, ma con l’indifferenza", ha scritto il direttore in un rapporto. "I cittadini non si ribellano: semplicemente, non si muovono più. E questo è il segnale più allarmante".