In questi ultimi anni in cui la crisi economica ha dominato le nostre vite e modificato le nostre abitudini, anche e forse soprattutto quelle culinarie, si è parlato molto del calo dei consumi di vari alimenti, ovviamente a causa delle più difficili condizioni economiche in particolare delle fasce più deboli della popolazione. Ma è così anche per il pane, l’alimento-base per eccellenza? In parte sì perchè è comunque vero che il costo di tale prodotto, seppur non alle stelle, per alcuni consumatori è diventato troppo elevato, ma se nell’ultimo decennio il consumo di pane si è dimezzato giungendo ad una media di 85 grammi al giorno per abitante nel 2015, ci deve essere anche dell’altro. Così infatti è e tra le cause di queste modifiche dei consumi c’è senz’altro la maggior attenzione per la salute e la dieta ma anche un notevole aumento delle alternative a disposizione dei consumatori.
Gli ultimi dati resi noti dalla Coldiretti parlano chiaro: nel 1980 la media era di 230 grammi di pane al giorno, di 197 grammi nel 2000, di 120 grammi nel 2010 e come già detto di 85 grammi nel 2015. Certo, nel 1861 si arrivava a oltre un chilo di pane al giorno, ma è ovvio che le abitudini alimentari e soprattutto le disponibilità economiche erano ben diverse.
Nel XXI° secolo è tutto diverso, ci sono molte più alternative al pane quotidiano e inoltre, per un motivo o per l’altro, ci sono nuove esigenze come ad esempio quelle dei celiaci, degli intolleranti al glutine o semplicemente di chi ha deciso di eliminare tale lipoproteina dalla propria dieta. Va inoltre considerato che l’attenzione alla linea e alla forma fisica è negli ultimi anni notevolmente scalato la classifica delle priorità degli italiani ed a farne le spese sono soprattutto i derivati dai cereali, molto calorici e “colpevoli” di alzare parecchio la glicemia.
Non solo: come rileva la Coldiretti è aumentata, in parallelo al calo generale dei consumi, la richiesta di prodotti da forno biologici, a lunga lievitazione, senza grassi, a base di cereali alternativi al grano come farro e kamut, oppure di grani locali e a rischio estinzione. In crescita anche la percentuale di chi si produce il pane in casa o lo compra da produttori agricoli della propria zona, nell’ambito di iniziative quali “Campagna Amica”.
A fronte di una spesa annua totale di prodotti da forno pari a 8 miliardi (sempre secondo i dati dell’ultima analisi eseguida dalla Coldiretti), si nota che se il consumo di pane è in costante diminuzione c’è invece una crescita dei prodotti sostitutivi quali ad esempio i crackers, i grissini, le focacce e le piadine, i pani morbidi, i cui acquisti sono aumentati dell’1.2% nel 2015: trattasi spesso di prodotti industriali e confezionati, ma anche i classici “fornai” ormai da anni foniscono i propri clienti di molte alternative. In ogni caso, per quel che riguarda solo il pane è sempre quello artigianale il preferito dai consumatori visto che rappresenta l’88% del mercato; da segnalare però che la pezzatura media è passata un chilo e mezzo a un solo chilo nel corso degli ultimi 10 anni.